Consigli alimentari per la donna in gravidanza

Consigli alimentari per la donna in gravidanza

L’alimentazione della gestante non si discosta molto da quella dei periodi normali, anche se deve coprire non solo i bisogni nutritivi della madre ma anche quelli del nascituro e garantire il normale decorso della gravidanza.

L’aumento di peso totale in gravidanza è tra 11,3 – 15,9 kg di cui:

  • 5kg per il bambino,
  • 0,9- 1,4 kg per il tessuto mammario,
  • 1,8 kg l’apporto di sangue,
  • 2,3-4,1 per le riserve di grasso necessarie per il parto e l’allattamento,
  • 0,9-2,3 kg per l’aumento dell’utero.

Nel 1° trimestre l’aumento di peso sarà di 0,5-2 kg
Nel 2° trimestre l’aumento di peso sarà a carico dei tessuti materni 0,4 kg a settimana
Nel 3° trimestre l’aumento di peso sarà a carico dell’accrescimento del bambino 0,5 kg a settimana.

La gravidanza comporta per donne sane, normopeso e con uno stile di vita moderatamente attivo, un modesto aumento del fabbisogno calorico, variabile a seconda del trimestre considerato, che può essere raggiunto aumentando in modo bilanciato il consumo di macronutrienti, mantenendo cioè l’equilibrio tra carboidrati, grassi e proteine nei rapporti quantitativi raccomandati delle linee guida nutrizionali.

I Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN) 2014 indicano:

  • Nel 1° trimestre un fabbisogno aggiuntivo di 69 kcal al giorno;
  • Nel 2° trimestre un fabbisogno aggiuntivo di 266 kcal al giorno;
  • Nel 3° trimestre un fabbisogno aggiuntivo di 496 kcal al giorno.

Tra i macronutrienti, le proteine richiedono maggiore attenzione nel corso della gravidanza, in quanto il fabbisogno aumenta progressivamente nelle varie fasi, per sostenere la sintesi proteica a livello dei tessuti materni e la crescita fetale (massima nel corso del terzo trimestre).
Le fonti alimentari di proteine variano in merito al valore nutrizionale, alla digeribilità e all’efficienza dell’utilizzo. Ad esempio, le proteine di origine animale (dalle carni, dal latte e dai derivati, dal pesce, dalle uova) sono definite di qualità nutrizionale elevata perché forniscono tutti e 9 gli aminoacidi essenziali. L’utilizzo delle proteine di origine vegetale, che sono carenti di almeno uno degli aminoacidi essenziali, è meno efficiente; in questo caso il consumo di due o più alimenti con composizione amminoacidica differente può contribuire a migliorare la qualità complessiva della componente proteica (per esempio legumi e cereali).
A questo proposito i LARN 2014 riportano livelli di assunzione raccomandata per la popolazione (PRI) che corrispondono a 54 g/die per una donna adulta, che devono essere incrementati di una quota compresa tra:

  • 1 g/die nel primo trimestre di gestazione,
  • 8 g/die nel secondo trimestre,
  • 26 g/die nel terzo trimestre.

La qualità dei lipidi assunti con la dieta è fondamentale per garantire il corretto sviluppo e la crescita durante tutta l’età evolutiva, a partire dal periodo prenatale fino ai primi mesi di vita, grazie ad un apporto adeguato assicurato dalla placenta durante la vita intrauterina e dal latte materno dopo la nascita. Numerosi studi hanno confermato il ruolo positivo dell’esposizione precoce ai grassi polinsaturi, soprattutto della serie omega-3, EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico). Gli omega-3 a lunga catena EPA e DHA sono presenti in concentrazioni elevate solo nei pesci, e soprattutto nei pesci grassi, che vivono nei mari freddi, in quantità e in proporzioni variabili. Un consumo di 1-2 fino a 3-4 porzioni di pesce alla settimana durante la gravidanza, garantiscono l’apporto adeguato per il corretto sviluppo del bambino, sottolineando che, almeno per quanto concerne il pesce consumato in Europa, questi livelli di consumo non comportano alcun rischio significativo in termini di contaminazione da metilmercurio. La scelta del pesce per le nutrici deve cadere su carni relativamente grasse e ricche di EPA e DHA e a basso rischio di contenere contaminanti ambientali. Bisogna quindi preferire pesci di taglia piccola (pesce azzurro come sarde, alici, sgombro) piuttosto che pesci di grossa taglia. I LARN 2014 indicano che il fabbisogno di DHA aumenta di 100-200 mg al giorno durante gravidanza e allattamento, rispetto ai 200 mg indicati come fabbisogno giornaliero di omega-3 (EPA e DHA), in considerazione degli studi che hanno dimostrato come l’incremento del tenore di DHA nel latte materno coincida con un miglior quadro di salute generale del lattante, soprattutto in termini di sviluppo cognitivo e acuità visiva. Il consumo di 2 porzioni di pesce alla settimana permette di coprire adeguatamente il fabbisogno materno.

Per quanto riguarda carboidrati sono da preferire fonti alimentari amidacee a basso indice glicemico (tuttavia evitare alimenti in cui la riduzione dell’indice glicemico è ottenuta aumentando il contenuto di fruttosio o lipidi). Limitare il consumo di zuccheri semplici (< 15%) e l’uso di fruttosio come dolcificante.

Le fibre alimentari di per se non ha valore nutritivo o energetico ma è ugualmente molto importante per la regolazione di diverse funzioni fisiologiche dell’organismo e regolare la funzionalità intestinale. L’introito raccomandato è di almeno 25g/die (12,6-16,7g/1000kcal).

Nel corso della gestazione, infatti, il fabbisogno di micronutrienti aumenta maggiormente rispetto a quello dei macronutrienti.

FERRO Gran parte delle donne gravide è a rischio di anemia sideropenica, soprattutto per l’aumento del fabbisogno di ferro, che è progressivo fino al terzo mese. L’apporto di ferro raccomandato per la popolazione secondo i LARN 2014 è di 27 mg/die in gravidanza e di 11 mg/die durante l’allattamento. Contenuto principalmente in carne, pesce, legumi, il ferro può essere assunto nella forma eme (con alimenti di origine animale) più biodisponibile, o nella forma non-eme (con cibi vegetali).

IODIO Il fabbisogno di iodio aumenta del 50% in gravidanza, per la maggior produzione di ormoni tiroidei, per l’aumento dell’escrezione renale e per soddisfare il fabbisogno fetale. La carenza può avere importanti conseguenze sullo sviluppo del feto prima e sulla salute del bambino dopo. Pesci e crostacei sono le principali fonti alimentari di iodio ma è presente in quantità minori anche nell’acqua e nei vegetali. La quota stimata per evitare la carenza, sia durante la gestazione che nella fase dell’allattamento, è di 200 µg/die (contro i 150 µg degli adulti). Si consiglia fortemente l’uso di sale iodato.

CALCIO L’aumentato fabbisogno di calcio in gravidanza corrisponde a una maggiore mobilizzazione dallo scheletro materno e all’aumento della ritenzione renale durante l’allattamento. L’assorbimento di calcio con gli alimenti (specie latte e derivati ma anche cereali e ortaggi) è variabile a seconda della fonti, delle condizioni fisiopatologiche e di fattori genetici e ormonali. I livelli di assunzione raccomandati sono maggiori per la donna in gravidanza (1,2 g/die) rispetto alla donna che allatta e alla popolazione femminile generale (1,0 g/die).

VITAMINA D Lo stato vitaminico D materno durante la gravidanza è un determinante della massa ossea del feto e del nascituro fino al raggiungimento del picco di massa ossea. Fonti di vitamina D sono (oltre all’olio di fegato di merluzzo) i pesci grassi, il fegato di maiale, le uova, il burro, i formaggi grassi; tuttavia lo status generale è garantito soprattutto dalla sintesi endogena. C’è ampio consenso sulla profilassi con vitamina D (15 µg/die) fin dall’inizio e per tutta la durata della gravidanza. La supplementazione materna durante l’allattamento non è ritenuta sufficiente per i fabbisogni del neonato che va quindi supplementato direttamente.

ACIDO FOLICO Il fabbisogno di folati è aumentato durante tutto il periodo periconcezionale a causa del rapido utilizzo per la costituzione delle cellule e dei tessuti fetali. La supplementazione materna con acido folico è raccomandata per tutte le donne in età fertile che non escludono una gravidanza, mentre è variabile la biodisponibilità con gli alimenti (vegetali a foglie verdi, frutta, cereali). I livelli di assunzione raccomandati in gravidanza sono incrementati del 50% per le gestanti e del 25% per le nutrici rispetto alle altre donne in età fertile (600-500 µg/die vs 400 µg/die).

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